
In questi anni ho conosciuto molti studenti che dopo essersi diplomati, hanno provato a proseguire il percorso di studi laureandosi. Alcuni sono diventati ingegneri, altri dottori, altri hanno fatto poi un Master. Diversamente dalle persone sopra, ho conosciuto ragazzi giovani e intraprendenti che a metà del loro percorso, si sono accorti che quello che stavano facendo non era quello che volevano fare.
Certo è un peccato se, dopo tutta la fatica e molti esami, decidi di buttare tutto all’aria.
Però può succedere che, proprio durante il percorso, ti rendi conto di quante cose non ti piacciano.
Un dato emerso da un recente studio dice che in Italia 4 giovani su 10 ( QUATTRO SU DIECI … il 40%, quasi la metà ), non sa cosa fare dopo la maturità.
“Quasi la metà degli interpellati, il 43 per cento, non sa cosa fare a settembre.
Due ragazzi su tre, però, sembrerebbero volersi iscrivere all’università.
Un ragazzo su cinque sembrerebbe optare per Medicina e Professioni Sanitarie, il 17 per cento per Ingegneria Informatica, il 15 per Lingue e materie umanistiche.
Università pubblica o privata? Sei su dieci si iscriverebbero in un ateneo statale, ma il 40 per cento dei giovani vorrebbe frequentare un’università privata (di questi il 26 per cento ammette di non potercisi iscrivere solo per una questione economica).
Altra questione importante riguarda il mondo del lavoro.
Un ragazzo su tre, infatti, vorrebbe subito fare il grande passo, anche se tra gli intervistati il 15 per cento è costituito da indecisi.
Tra i giovani intervistati, il 7 per cento vorrebbe fare un’esperienza all’estero per imparare una nuova lingua, il 6 per cento concedersi un anno di riposo per capire come proseguire e il 4 per cento vorrebbe entrare a far parte delle forze armate.
Un’altra percentuale uguale di studenti pensa di iscriversi, invece, a dei corsi di formazione non universitaria.
In base a cosa si orienteranno, allora? Il 65 per cento si affiderà al suo senso pratico e alle sue inclinazioni personali, mentre il 35 per cento si muoverà in base alle prospettive lavorative. C’è chi (uno studente su tre), poi, metterebbe da parte attitudini e passioni in cambio di un posto fisso”.
Questo concentrato di numeri ci fa capire come la confusione regni sovrana, gli studenti vengono mal accompagnati durante il percorso di studi. Certo vengono istruiti affinché imparino il cosa dovranno fare, ma non c’è alcun mediatore che spieghi loro come sarà la loro professione, i pro ed i contro, quali incarichi dovranno sostenere, quali orari, quali “peggio cose” accadranno, quali aspetti positivi riserverà loro la scelta che faranno.
Penso a mio figlio, ha solo 2 anni e mezzo ( e ne ho un altro in arrivo ), immagino il suo futuro con molta fantasia, si perché, la maggior parte dei lavori che faranno i nostri figli al di sotto dei dieci anni, NON ESISTONO ANCORA…. NON LI HANNO ANCORA “INVENTATI”.
Il primo tragico errore che le scuole insegnano, affidandosi e mal interpretando la costituzione, è che lavoro è uguale a POSTO FISSO.
Il posto fisso è morto.
Ti citano l’art.1 della costituzione « L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione » .
Ti fanno credere che potrai arrogarti il diritto al lavoro, ma non è cosi. Il mercato del lavoro è fatto di domanda e offerta, per ogni offerta di lavoro troverai almeno 1000 candidati pronti a far spallate per accaparrarsi quel posto.
Per anni ti hanno abituato a pensare che se fai un lavoro per tanti anni, sarai visto di buon occhio per la tua fedeltà e capacità di lavorare bene. Il futuro… anzi no… già il presente, premia i professionisti che sono in grado di cambiare il proprio lavoro più volte.
Essere in grado di cambiare, ti conferisce la capacità più importante ed alla base dell’evoluzione umana. Le due principali “Soft Skills” più richieste sono FLESSIBILITA’ e CAPACITA’ DI ADATTAMENTO.
Lo stesso mercato del lavoro è in continua mutazione-cambiamento ed essere capaci di modificare il proprio atteggiamento, imparare cose nuove, continuare a formarsi sarà fondamentale per tutte le persone COME TE che vogliono avere successo.
Quindi a questo punto voglio darti un consiglio da amico. Se sei giovane ed indeciso su quale percorso intraprendere, interessati dapprima su quali siano le tendenze di mercato, quali siano le professioni che di qui a qualche anno saranno maggiormente ricercate.
Il campo digitale ad esempio è un ottimo settore, trova una professione incline alle tue capacità e passioni e studia per diventare il più bravo. Una volta ottenuto il diploma, la laurea, non smettere di formarti, acquisisci tutte le competenze mancanti facendo corsi di crescita personale, creando un metodo di lavoro che migliori la tua produttività di anno in anno e che possa portare un vantaggio tangibile all’azienda per cui vorrai andare a lavorare.
Se non sei più giovane…. Beh…. certo è vero, magari hai lavorato una vita, sei un “super-esperto” in quello che fai, ma ora quell’azienda alla quale hai dato i migliori anni della tua vita chiude. Cerchi lavoro ovunque e non lo trovi?
Non voglio negare che ci sia una forte discriminazione negli ambienti di lavoro e credimi non è colpa tua, non ci puoi fare assolutamente niente. Mi spiego meglio: discriminano per sesso, razza ed età, ma anche per bellezza, simpatia, umore. Quando fai la selezione per essere assunto da un’azienda, chi ti assume è una persona, esattamente come te. Non puoi contare sul fatto che “ne sai”, “conosci i segreti del mestiere”.
Devi avere un valore aggiunto, devi imparare ancora ed ancora ed ancora.
In che direzione va il tuo mercato, il business del quale ti occupi?
Se hai fatto per anni il ragioniere e ne sai a palate di numeri, ma quel settore è saturo e non trovi nulla nemmeno riducendoti lo stipendio, puoi ad esempio pensare a cos’altro ti piacerebbe fare.
Ti piacerebbe vendere? Non hai esperienza nel farlo? Ci sono corsi, libri, scuole, che possano insegnarti a vendere con le migliori strategie? Frequenta quei corsi PRIMA di rimanere senza lavoro.
Dico davvero! Molti pensano che a 50 anni ( addirittura c’è chi dice a 40 anni ) non sia più capace di trovare un nuovo lavoro, ma è lo stesso “credo” di quelli che immaginano la loro vita col posto fisso.
Come ti ho detto prima, se non trovi “lo stesso lavoro” che hai fatto per anni, non è colpa tua, ma se ti intestardisci nel fare e cercare solo quello che sai già fare diventa tua responsabilità cambiare… anche a 50 anni.
Cosa ne pensi? Ti è mai capitato di aver iniziato un lavoro e comprendere che non faceva al caso tuo? Hai poi cambiato? Raccontami la tua esperienza.
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